Heath

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 9/2/2015, 21:00
Avatar

Advanced Member
★★★★★

Group:
dumbsey
Posts:
3,859

Status:



Elyan Reinhardt Chandler,,
26 YEARS OLD. WASHINGTON D.C. - AMERICA . HEATH LEDGER
............................................................................................................................................................................................................................
Nome: Elyan si dice sia la variazione maschile del nome di origine gallese Eilian, oppure del nome spagnolo Elian, ma è anche il nome di uno dei 25 cavalieri della Tavola Rotonda. Questo era il figlio illegittimo di Sir Bors e cugino di Lancillotto, nonché il salvatore di Guinevere. Non pensa che i suoi genitori fossero a conoscenza di questa storia, quando hanno scelto come chiamarlo, e quando lui stesso ha scoperto che esisteva qualcuno il cui nome fosse scritto come il suo, se ne sorprese. Reinhardt invece deriva dal nome tedesco Rainart, che ha il significato di “consigliere coraggioso”.

Cognome: Chandler. A parte il fatto che molti usino il suo cognome per riferirsi ad Elyan, c'è da aggiungere forse solo la sua origine, annoiato, che un giorno s'era messo a cercare. Ha trovato scritto che ha origini medievali, ed era usato per coloro che facevano o vendevano candele. Più raramente il cognome si riferiva a qualcuno che era responsabile della sistemazione delle luci in una casa.

Data e luogo di nascita: E' nato il 17 Dicembre 1987, a Washington D.C., ovviamente, negli Stati Uniti d' America. Non è mai uscito dagli States, e a dir la verità, ha passato a malapena il confine del District of Columbia. Prima di trasferirsi ad Hartford a causa dell' Università, o ancora meglio, a causa della sua ragazza, una delle poche volte che è uscito dallo stato da sé, è stato quando è andato a fare una vacanza di qualche giorno a Cape May nel New Jersey, con la sua fidanzata, per festeggiare il fatto che avesse finalmente conseguito la patente e San Valentino.

Orientamento: Eterosessuale. Non è che abbia qualcosa contro i gay, semplicemente non ha mai provato nessun interesse nei riguardi di qualcuno del suo stesso sesso. Se finisse con l' innamorarsi di un uomo non cercherebbe di nasconderlo o evitarlo, per quanto poco probabile possa essere, visto l'amore che prova nei confronti della sua ragazza. Molti degli autori che rispetta e ammira sono omosessuali, e quando sente parlare di omofobia, gli viene in mente una citazione presa dal Corydon di André Gide, che dice: «L'importante è comprendere che, là dove voi dite contro natura, basterebbe dire: contro costume.»

Status Sentimentale: Fidanzato da molti anni ormai. Ha conosciuto Natalie all' età di 16 anni, quest' anno sarà il loro decimo anniversario. E' follemente innnamorato di quella ragazza, e sta già pensando a come chiederle di sposarlo, anche se prima di farlo vuole portare a termine il suo dottorato. Non ha fretta, credendo che anche se glielo chiedesse oggi di diventare sua moglie, nulla cambierebbe se non che per una fede ed un banale pezzo di carta.

Famiglia: Sulla sua famiglia non c’è molto da dire. Sua madre non si era mai particolarmente interessata dei suoi figli, per questo motivo Elyan non si sorprese quando, dopo la morte del marito, non ci mise molto a riprendersi dal lutto prima di abbandonare i figli per andarsene con un nuovo compagno. Neanche il padre fu troppo presente nella vita di Elyan e Victoria. Aveva un modo particolare per dimostrare il proprio affetto, nonostante fosse seriamente legato ai propri figli e li volesse bene, era troppo orgoglioso per mostrarlo. A Elyan non mancano i genitori, quanto più la sorella minore, Victoria. Con lei ha un legame speciale, sin da quando erano piccoli è sempre stato così. L’ ha sempre trattata come una sua pari, dimenticando che Victoria aveva qualche anno in meno di lui e che forse qualcosa avrebbe fatto meglio a risolverla da sé, piuttosto che chiederle consiglio. Per sua fortuna, Victoria è sempre stata una ragazza sveglia. In fondo non gli ha mai presentato problemi che lei non avesse già vissuto, o a cui non sia riuscita a trovare una risposta. Victoria è sempre stata al primo posto per lui, per quanto possa amare Natalie, per quanto i dieci anni che hanno trascorso assieme significhino molto per Elyan… Victoria è più importante. E’ la sua famiglia, lo è sempre stata, e inoltre, le deve la vita.

Relazioni: Come già è stato detto, è estremamente legato a Victoria, sua sorella minore, e ovviamente alla sua fidanzata. Purtroppo con la scusa dell'Università è stato costretto a trasferirsi, e non è che sia stato in grado di stringere molte amicizie, da quando è arrivato a Hartford. Qualche volta si trova con dei compagni di corso per studiare, ma lo fa per salvare le apparenze, visto che preferisce di gran lunga studiare per conto suo, da solo. È assistente del professore di Modernismo, e il tempo che non passa a scuola, lo trascorre in biblioteca. In pratica torna a casa solo per dormire. Gli piace stare in biblioteca, sia per studiare che per rilassarsi o fare delle ricerche per i saggi che deve scrivere, perché ha tutto a portata di mano. Non ha mai apprezzato eccessivamente Internet. Col tempo ha finito col fare amicizia con le varie bibliotecarie, o meglio, con un'affabile signora che persisteva a voler chiacchierare con lui, nonostante già le altre volontarie avessero capito che non era un ragazzo di molte parole. La differenza era che lei aveva davvero voglia di conoscere quel "bel giovanotto" che veniva così spesso a trovarli, e poi... Come si può dire di no al tè coi biscotti?


«I saw a star that was red and trembling, and all its petals were slowly falling as from a giant rose
‘Do you see what’s happened to the stars? A fairy’s dead’»


Aspetto fisico: Quando Natalie lo vide per la prima volta, pensò che non sarebbe mai riuscita ad avvicinarlo. Il suo sguardo sembrava essere interessato solo dalle pagine del libro che si ritrovava a sfogliare, e tra tutti quelli che lui prese tra le mani, notò di non riconoscere nemmeno un titolo. Nei suoi occhi color nocciola, non sembrava esserci posto per altro che non fossero le parole di qualche scrittore, ma Natalie doveva ancora vedere le sfumature quasi dorate che acquisiva il suo sguardo a contatto con la luce, e nascondevano molto altro ancora, soprattutto per lei. All'epoca Elyan non riservava molta cura ai propri capelli, e aveva una sorta di tic nervoso che durante la lettura lo portava a sistemarsi dietro l'orecchio i ciuffi di capelli castani che gli ricadevano sul viso. Indossava scarpe da tennis logore e jeans, le amiche della ragazza non riuscivano a capire cosa ci trovasse in quel tipo, che a loro, più che altro, incuteva timore. Non si sapeva molto di Elyan in giro, e le persone che arrivavano al punto di farsi delle domande su di lui, ricevevano perlopiù risposte non vere, tratte da semplici voci di corridoio. Alto e di corporatura media, si sarebbero potute raccontare diverse storie su di lui, se non fosse stato per il suo sguardo serioso, e un sorriso che in molti non avevano mai visto. Elyan ha un sorriso meraviglioso, certo, grazie all'apparecchio che è stato costretto a portare da bambino, ma non solo per questo motivo. Quando sorride, sai che lo fa perché è una cosa che gli viene dal cuore e non un semplice atto di cortesia. Ha una risata calorosa e si potrebbe dire contagiosa, se solo si è in grado di trovare il modo per farlo ridere a sufficienza in modo da sentirla. Il solletico potrebbe essere un'idea, se si ha l'occasione (e la confidenza) per arrivare a tanto. Lo soffre tremendamente un po' su tutto il corpo, ma in particolar modo sul collo. Adora quando gli si fanno i grattini dietro le orecchie, esattamente come i gatti, e se si vuole ottenere qualcosa da lui è il caso di farvi ricorso. Si calma tutto ad un tratto, rimanendo in una sorta di trance per qualche secondo, prima che tenti di cacciare via la persona che lo sta infastidendo. La verità è che si sente in imbarazzo, per questo motivo preferisce far credere che odi certe cose, al posto di ammettere che lo fanno sciogliere come ad un bambino.
A vederlo ora, Elyan ha un aspetto più "pulito" rispetto a quando era adolescente. È cresciuto, i capelli che una volta sarebbe anche riuscito a raccogliere in un codino, ora sono rasati, sorride molto più spesso e si vede che sta bene. Natalie gli ha cambiato la vita in meglio, indubbiamente.

Segni Particolari: Porta sempre addosso, appeso al collo il ciondolo che lui e Natalie si sono scambiati al loro primo anniversario. Il suo è un leone, mentre quello che ha regalato alla ragazza è una farfalla, entrambi d'argento, per quanto possa importare. Nascondono dei significati, ma in tutti questi anni non ne hanno mai parlato. Sul polso destro si è fatto tatuare una sorta di “braccialetto” molto semplice, interrotto nella parte interna del polso da una citazione tratta da uno dei suoi libri preferiti, “Il buio oltre la siepe”, che dice: ”To kill a mockingbird is a sin.”. Proprio per ricordare una siepe, ha fatto aggiungere delle foglie e qualche spina al disegno iniziale del tatuaggio.


Carattere: Introverso, riservato, sensibile e affettuoso, nonché bisognoso di affetto. Basterebbe questa manciata di parole per descrivere brevemente il carattere di Elyan, anche se, ovviamente, non basterebbe. Elyan è quel genere di persona che se hai la febbre rimane accanto al tuo letto per tutto il giorno, purché ne abbia possibilità, per fare in modo d'essere lì, se dovessi aver bisogno. E' anche quel genere persona che ti abbraccia forte, di quegli abbracci calorosi che ti fanno sentire protetto, e ti legge qualcosa per ore, sino a quando la voce non gli diventa roca, solo perché gli hai detto di non riuscire a dormire o d'essere triste, e che la sua voce ti aiutava a calmarti. Elyan è estremamente generoso ed altruista, non perché "riesca a vedere il buono in ognuno", ma perché è così di natura, e se può fare qualcosa per aiutare il prossimo, non ci pensa troppo a farlo. È ingenuo, perché si fida troppo, soprattutto delle persone che ama, e in cui non riesce a vedere il male. È bravo a parlare con le persone, e nonostante a primo acchito possa sembrare impossibile che sia un buon oratore, dopo averlo conosciuto ci si dovrà ricredere. Non per la lunghezza di ciò che dice, quanto più per la maniera in cui lo dice. La passione per la lettura ha acuito la sua arguzia, e l'ha portato ad interessarsi dell'opinione altrui, soprattutto quando non gli è ben chiaro qualcosa. Elyan è una persona che si accontenta di quel che ha, non è quel genere di uomo che punta a possedere una macchina d'eccessivo valore, o un loft affacciato su Central Park. Però è sicuro che riuscirà a realizzare il suo sogno, e a diventare un insegnante di inglese all'università. È tenace, se vuole realizzare seriamente qualcosa ci si butta a capofitto, alle volte sin troppo velocemente, senza analizzare i pro e i contro della propria scelta. C'è da dire comunque, che necessita di sostegno, perché ha paura di aver preso la decisione sbagliata, e ha bisogno di qualcuno che lo sproni ad andare avanti. Quando si parla di letteratura, ha una memoria eccezionale, ed è proprio per questo motivo che il liceo gli ha dato molti più problemi rispetto all'Università, oltre che per il fatto che prova una passione smisurata nei confronti di ciò che sta studiando. È timido, lo è sempre stato a dire il vero, e preferisce rimanere ai margini piuttosto che mettersi in gioco attirando l'attenzione su di sé, quando si parla di "pubbliche relazioni". Si può definire dolce, nei gesti e con le parole, ma non smielatamente romantico, più che altro perché per realizzare ciò che miriadi di film e libri propongono, bisogna che dietro ci sia un progetto ben ragionato, mentre Elyan si può dire sia una persona spontanea, che pensa più a "cosa" vuole trasmettere, piuttosto che al "come". In effetti, tutto dipende da che idea gli viene in mente. Una volta stette per rompersi una gamba, perché voleva arrampicarsi al balcone della camera di Natalie nel cuore della notte. Non è un grande sportivo, e per fortuna riuscì nella sua impresa senza troppe difficoltà, se non si conta il fatto che la sua fidanzata lo scambiò per un ladro. Quel giorno Elyan scoprì che i libri potevano essere usati anche come arma, e che lasciavano un ematoma ben visibile sulla pelle. Nemmeno a dirlo, da quella notte in poi decise che imprese di questo genere non facevano per lui.

Ama/Odia: Elyan ama Natalie, ma questa è una cosa ovvia da dire, considerando che non sa ancora che lei lo sta tradendo. A dirla tutta, anche se lo sapesse, i suoi sentimenti non cambierebbero, quindi continuerebbe ad amarla. Elyan è una persona che si affeziona molto, sia alle persone che agli oggetti, e questo gli rende ancora più difficile separarsene. Ama il profumo delle pagine dei libri, ma più che quello un po' nauseante delle pagine dei libri recenti, quello dei libri vecchi e sgualciti, usurati dal tempo. Ama starsene dentro casa a far poco nulla, e ama studiare, se è qualcosa che lo appassiona. Ha un debole per i soldatini di legno, anche se ci fa poco nulla, passa anche un'intera giornata a lucidare e sistemare la sua collezione. Suo padre gliene regalava uno nuovo ogni Natale, e quando smise di farlo perché riteneva il figlio troppo grande, Elyan si lamentò abbastanza vivacemente di questa mancanza da far capire al padre che avrebbe dovuto continuare. Li adora. Se dovesse entrare in un negozio di giocattoli dove se ne trovano di giganti, rischierebbe un infarto come se si ritrovasse davanti gli occhi la copia originale di "La Storia Infinita". È un segreto, perché i suoi soldatini sono una cosa molto personale, di cui anche la sua fidanzata è entrata a conoscenza da relativamente poco, considerando il tempo da cui stanno insieme. Altre cose che ama potrebbero essere i maglioni e le luci portatili, i maglioni perché tengono caldo quando fa freddo, le luci perché gli permettono di leggere anche al buio. Oh, e ama anche la cioccolata con i marshmallows, con tanti marshmallows. Odia invece i ghiaccioli, perché non sa mai bene come mangiarli e poi le mani gli diventano tutte appiccicose, e anche il cartone animato di Dora l'esploratrice, perché lo trova estremamente stupido. Contrariamente, ama Sesame Street, ma questa è un'altra storia, anche perché quasi tutti amano Sesame Street. Odia i thriller, e non riesce a capire perché esistano gli horror, come anche gli verrebbe male allo stomaco all'idea di dover leggere un romanzo rosa stile "Harmony". Da bambino era convinto che se gli fosse arrivata la lettera da Hogwarts, sarebbe diventato un Corvonero perché erano quelli che secondo lui leggevano di più, ma non gli piacevano molto, quindi dice che avrebbe chiesto al Cappello Parlante di essere smistato tra i Grifondoro. Ma in fondo sa anche lui che non avrebbe nemmeno avuto il coraggio di pensarlo, e sarebbe finito tra i Corvonero comunque.


tumblr_mhx0qkZPkO1r05924o2_500

.............................................................................................................................
La sua mano era ben stretta in quella del padre. Fin troppo stretta nella sua, a dire il vero, ma non un lamento uscì dalle sue labbra, neanche quella volta. I passi dell’ uomo erano lunghi e veloci, era difficile tenere il suo ritmo, e proprio per questo motivo la sua presa sul figlio era così ferma. Sapeva che non sarebbe stato improbabile perderlo, in mezzo a quella folla. «Attento a dove metti i piedi, Elyan.» Rivolse uno sguardo al bambino, incontrando di ricambio solo la vista della sua nuca. Lo vide annuire, e questo gli bastò per proseguire senza ulteriori indugi. Elyan dal canto suo, rialzò il viso, e storse leggermente gli angoli della bocca in una smorfia di fastidio. Non gli piaceva la folla, il suo chiacchiericcio. Per lui non si traduceva in altro che nell’ angoscia dell’ oppressione che gli faceva provare la sua presenza. Parole difficili, di cui sapeva a malapena il significato, ma che in seguito avrebbe usato con familiarità. Tutto ad un tratto, il suo udito colse qualcosa di diverso sovrastare il vociare della gente, e raspare alla porta della sua mente. Un suono distinto, di una voce che catturò all’ istante la sua attenzione. Cercò di allungare lo sguardo, di scorgere cosa si nascondesse dietro quella fila di cappotti da cui era sicuro provenisse la voce. Intravide un palco, un costume, forse. La voce continuava a decantare le battute di un personaggio che sentiva di conoscere, ma di cui non riserbava alcuna memoria. Si fermò. Vedeva poco, ma la voce era ben chiara, e si disperdeva nel vento con la stessa facilità di un buon profumo. «Signori e signore, la storia a cui siete in procinto d’ assistere, è un’ opera semplice e tragica, la triste storia di chi voleva raggiungere la luna, e invece scoprì il significato di un cuore spezzato.» Avanzò di un passo, incantato. Il padre lo apostrofò di muoversi, preoccupato che di lì a poco i negozi avrebbero serrato le saracinesche, e non sarebbero riusciti a trovare in tempo un regalo per la piccola Victoria. Elyan non rispose. Dalla luce che brillava negli occhi del figlio, capiva che la sua mente era lontana, che avrebbe dovuto scuoterlo, per farlo ridestare dai propri sogni. Non era la prima volta che accadeva col figlio maggiore, era un bambino particolare, e aveva presto capito che strapparlo dal suo mondo di fantasie non l'avrebbe portato a nulla. Così non fece niente, se non mettersi vicino a lui.
Il suono di uno strumento di cui non conosceva il nome, iniziò a disperdersi nell’ aria, donando a quella storia una voce. Come era già stato predetto, si trattava di una semplice storia d’ amore impossibile e non corrisposto, tra uno scarafaggio e una farfalla. Lo scarafaggio si era innamorato della farfalla che era caduta nel giardino dove viveva, nonostante tutti gli dicessero quanto fosse sbagliato. Elyan era ancora piccolo, tutto quello che sapeva dell’ amore era che faceva stare bene le persone, ma lasciando che le vicissitudini dei personaggi conquistassero la sua mente, gli occhi gli divennero lucidi, mentre capiva che questa volta così non sarebbe stato. L’ amore non è nient’ altro che il travestimento della morte: così aveva detto il narratore prima che l’opera avesse inizio, e ricordando quelle parole, Elyan non poté trattenersi dal piangere.
Allora il padre lo portò via da quello spettacolo, ritenendo che per quel giorno fosse stato abbastanza. Conosceva il figlio, la sua sensibilità, e col tempo aveva imparato che era meglio non farvi troppe pressioni. Elyan da parte sua, era scosso. Gli era sempre stato insegnato che l'amore avrebbe vinto su tutto, che non c'era forza più grande. Ed ora non ne era più così tanto sicuro. Perciò, quando continuò a scrivere il tema sull'amore che avrebbe dovuto consegnare all'insegnante di lì a pochi giorni, cancellò l'ultima parte, che aveva scritto frettolosamente,pur di concludere il compito. Raccontò invece la storia a cui aveva assistito, e le emozioni che gli aveva fatto provare, la quale si potrebbe ritenere una perfetta antitesi di ciò che aveva scritto sino a quel momento. E, in una grafia che tentò di mantenere il più possibile chiara ed ordinata, scrisse: 'L'Amore è Morte', come ultime parole. Questo finale non piacque molto alla sua maestra. Chiese un colloquio con la madre, dove si disse entusiasta del fatto che all'interno della loro famiglia incentivassero la figura del teatro, ormai caduta in disuso, ignorando che lo spettacolo di cui aveva parlato Elyan si era svolto per strada da parte di alcuni girovaghi. Ma ovviamente non li aveva fatti convocare per questo, per far loro dei complimenti. Si diceva preoccupata per ciò che Elyan aveva scritto, poiché nonostante fossero delle considerazioni estremamente argute, non erano adatte ad un bambino della sua età. Con questo pretesto iniziò a dare dei connotati negativi a quei tratti caratteriali di Elyan che lo facevano passare inosservato, in mezzo ad una classe di una ventina di bambini. Secondo l'insegnante era dovere dei genitori tenerlo d' occhio e di aiutarlo, nel caso ve ne fosse stato bisogno. La madre ritenne tutto questo esagerato, e ferita nell'orgoglio per le insinuazioni rivolte verso suo figlio, se ne andò, convinta che il suo bambino fosse semplicemente più precoce di tutti gli altri, e nulla di più.

Elyan era con Victoria, come spesso accadeva. Questo non significa che necessariamente giocassero assieme, visto che erano più le volte in cui il fratello maggiore prendeva tra le mani un libro, e si immergeva nella lettura che altro. Molti leggono perché hanno bisogno di una via di fuga, di un porto sicuro dalla realtà che li circonda, ma Elyan leggeva per la semplice sete di conoscenza di cui aveva iniziato a diventare assetato da dopo il giorno dello spettacolo. Si era accorto che per quanti argomenti che venivano affrontati tra le varie persone, c'erano altrettante opinioni e punti di vista, se non di più. Lo affascinava scoprire le centinaia di gradazioni di grigio che si nascondevano tra ciò che si definiva "o bianco, o nero", riflessioni a cui da solo non sarebbe mai riuscito a raggiungere. Non considerava i libri come un rifugio, ma piuttosto come un ponte verso qualcosa che lui non riusciva a capire. Come, ad esempio, come relazionarsi con le persone.

Elyan non è una persona che esprime facilmente giudizi sulla vita altrui. Sa che niente si può vedere sotto un unico punto di vista, e pensa che nessuno di questi sia sbagliato, per questo motivo tecnicamente potrebbe andare d' accordo con chiunque. Non parla molto, e spesso tra le sue mani compare una copia di qualche libro sgualcito e dalle pagine ingiallite preso in prestito dalla biblioteca, o un patinato romanzetto in voga in quel periodo. Davvero non gli importava cosa stesse leggendo, bastava che raccontasse una storia. Per questi motivi da ragazzino si è ritrovato isolato dal resto dei suoi coetanei, ad osservare, più che a vivere. E per quanto la maggior parte delle volte ciò non gli importasse, altre volte non era così. Non voleva essere l’ emarginato, desiderava sentirsi parte del gruppo, perché sapeva che quella fosse la cosa giusta, e perché voleva essere felice, nonostante avesse letto diffusamente delle decine d’ altre forme grazie cui avrebbe potuto raggiungere la felicità. Ma i libri rimanevano sempre pagine sporche d’ inchiostro, non facevano parte del mondo reale. E' stato male per questo, ma bisogna anche dire che Elyan è sempre stato di lacrima facile, soprattutto da bambino, e ancora di più quando si parla dei suoi sentimenti e di quelle persone che ama. All' epoca era riuscito a farsi un po’ di amici riempiendosi le tasche di biglie, figurine, o qualsiasi idiozia che fosse di moda in quel periodo a scuola. Gli altri bambini di rimando lo imbrogliavano per riuscire a completare la loro collezione, proponendogli scambi a dir poco svantaggiosi, e nonostante Elyan se ne rendesse perfettamente conto, preferì accettare sempre in silenzio, perché si diceva che così facendo era riuscito a guadagnarsi un amico, e che ciò che avevano voluto in cambio in fondo era poca cosa. Grazie ai suoi sforzi ora sapeva anche quando ci sarebbero state le feste di compleanno dei suoi compagni di classe, cosa che non pensava festeggiassero, visto che gli avevano detto fosse da sfigati farlo. Almeno non si sentiva più così solo, a scuola.

Gli anni successivi si può dire che continuò a trascorrerli nell'anonimato, o in una sorta di indifferenza che dir si voglia. Quando iniziò ad avere molte pagine da studiare, ci si accorse che aveva qualche sorta di problema che, nel migliore dei casi, gli faceva ricordare solo le nozioni marginali di quello che gli era stato richiesto di sapere. Eppure la testa ce l'aveva: era il migliore del suo anno in Letteratura, come era possibile che non riuscisse a prendere la sufficienza nelle altre materie? I genitori di Elyan furono di nuovo convocati a scuola, ma non si presentarono mai all'appuntamento che li era stato dato. Non perché non gliene importasse, ma per il lavoro, e un momento di défaillance. Il problema di Elyan era molto semplice a dire il vero, ma per quanto lo riguardava si era convinto che qualcosa non andasse in se stesso molto tempo prima, quindi non lo definiva "un problema", quanto più una delle proprie caratteristiche. Quando apriva un libro che non fosse di prosa, la sua mente si faceva leggera, talmente leggera da vagare da un pensiero all'altro senza troppo ritegno, e fin troppo spesso si ritrovava con un libro dalla copertina rovinata dal tempo tra le mani, e quello scolastico poco distante ma ignorato. Non dava molta importanza al futuro, preferendo vivere il presente al proprio ritmo, una filosofia che, tra le altre cose, gli costò una bocciatura. Non ne rimase sorpreso, e neanche lo scosse eccessivamente. Non la vedeva come una cosa di cui vergognarsi, ma lo seccava l'idea d'essere costretto a sopportare un anno extra di liceo e tutto ciò che ne conseguiva. Si sentiva a disagio nel dover vivere una vita sociale che non gli apparteneva, fatta di annuari, clubs e stupide feste a tema, solo perché la società diceva che avrebbe dovuto farlo. In quel periodo stava passando una fase nella quale cercava di andare contro ogni cosa che la sua mente gli consigliava fosse "troppo conformista", e questo ne è stato il risultato. Poi fortunatamente le cose cambiarono, trasformando Elyan in un bambino vero.

Era ad una partita di football americano di quella che avrebbe dovuto considerare "la sua squadra", circondato da compagni di corso di cui nemmeno ricordava il nome. Si guardava attorno, cercando di vedere anche oltre le persone che gli impedivano la visuale, grazie alla loro sproporzionata altezza. Stava cercando Victoria, sapeva dovesse trovarsi lì, o almeno lo sperava, visto che se non fosse stato in grado di trovarla fra quell'ammasso di gente chiassosa, non avrebbe saputo dove andare a cercarla. Dopo un po' di minuti, che non l'avevano ancora portato a niente oltre che alle solite spinte, ne sentii una più forte, seguita da delle inaspettate scuse. Sorpreso, Elyan si voltò verso la biondina che aveva parlato, rivolgendogli nient'altro che una veloce occhiata. All'inizio penso che stesse scherzando: davvero gli aveva appena chiesto scusa? Da dove veniva fuori una simile gentilezza? «Okay.» borbottò, non tanto convinto. Si stette per girare per continuare la propria ricerca, ma la ragazza poggiò la mano sul suo braccio e continuò a parlargli. Con la coda dell'occhio, Elyan vide che si era messa in punta di piedi per riuscire ad avvicinarsi di più al suo viso. «Stai cercando qualcuno?» Aveva una voce dolce e bassa, per quanto strano potesse sembrare visto l'ambiente in cui si trovavano, le sue parole gli arrivavano molto più chiaramente di molti altri rumori. Elyan annuii alla domanda, continuando la propria ricerca con lo sguardo. Ma la ragazza non sembrava intenzionata a lasciarlo andare. La vide girare il viso, e poi sorridere: «Hai bisogno d'aiuto? Com'è fatta?» Nonostante la propria altezza, Elyan continuava a non riuscire a vedere Victoria, e ciò lo stava facendo spazientire. Si chiedeva dove si fosse cacciata, e senza fermarsi a pensare sul perché una sconosciuta avesse fatto una simile proposta, pensò invece che non che una mano si sarebbe potuta rivelare utile. Di fatto fu un altro particolare, quello che notò, e che gli fece dirigere tutta la sua attenzione nei confronti della bionda che gli era ancora affianco «Come fai a sapere che sto cercando una donna?» La ragazza rispose al suo sguardo, all'apparenza divertita dalla domanda di Elyan. «Le donne sono una vite su cui gira tutto, no?» Aveva appena usato una citazione tratta da "Anna Karenina" di Tolstoj, che Elyan non tardò a riconoscere. Per quanto una simile risposta si sarebbe potuta ritenere insoddisfacente sotto molti punti di vista, lui non solo la accettò, ma decretò tra sé e sé che quella ragazza si era meritata la sua attenzione. Sorrise alle parole della ragazza, annuendo, descrivendole nel frattempo l'aspetto fisico di Victoria. Intanto sentì che la presa sul suo braccio si abbassò, ma senza scomparire. Non era più in punta di piedi. «È la tua ragazza?» domandò, dopo un momento di silenzio. Percepiva il peso del suo sguardo su di sé, e fu questa sensazione a dargli fastidio, più che la domanda. Non gli piaceva che la gente si mettesse a fissarlo, a meno che non si trattasse di sua sorella. «No.» Finalmente anche la sconosciuta si decise a guardarsi in giro, ma intuendo che stava solo perdendo il proprio tempo lì, Elyan decise di muoversi di un passo, avvertendo sempre appresso questo peso estraneo. «Lasciami andare.» intimò, guardandola negli occhi nuovamente, ma questa volta con aria seccata. Lo stava infastidendo, come faceva a non capirlo? «No, te l'ho detto che voglio aiutarti!» continuava a sorridere, e per quanto si potesse sentire lusingato per il fatto che stesse flirtando con lui - perché così era, no?, non si sentiva affatto dell'umore giusto per sopportarla oltre. «Apprezzo il tuo aiuto, ma guarda, ora non ho tempo.» Tentò di fare un altro passo in avanti, ma lei lo bloccò un'altra volta, senza più alcun sorriso dipinto sul suo volto. Riuscii a convincerlo che se solo le avesse dato il nome della ragazza, lei sarebbe stata in grado di ritrovarla perché conosceva un po' tutti a scuola, e di certo qualcuno l'aveva intravista. Fu così che Natalie ottenne il suo cognome, ed entrò a far parte della sua vita.

Elyan non sapeva esattamente come comportarsi con lei. Non aveva mai avuto una ragazza, perché nessuna prima di allora lo aveva interessato sotto quel punto di vista, almeno tra quelle conoscenti che aveva intuito avessero qualche interesse nel conoscerlo un po’ più a fondo. Per quanto riguarda tutte le altre, nessuna è mai riuscita a fargli pensare che valesse la pena superare la sua natura riservata per fare il primo passo, per quanto la ragazza in questione potesse sembrargli particolarmente bella o arguta, per un intervento fatto in classe. Fattostà che da un giorno all'altro Natalie iniziò a farsi vedere sempre più spesso, e Elyan scoprì che la sua compagnia non gli dispiaceva. Iniziò a provare qualcosa nei suoi confronti, ma probabilmente se non ci fosse stata Victoria avrebbe affrontato questa novità nella sua vita con molta più tensione. Non aveva la minima idea di come avrebbe dovuto comportarsi. Ne parlò con la sorellina, come aveva sempre fatto, e nonostante fosse più piccola di qualche anno rispetto a lui lo aiutò a capire meglio ciò che stava provando, e a decidere che era il caso di fare la sua parte, visto che sino a quel momento era stata la ragazza a condurre i giochi e a cercarlo. Quando decise che era l’ occasione giusta per proporle d’ uscire insieme “ufficialmente” una sera, Natalie sembrò cogliere ciò che voleva chiederle anche solo dal comportamento del ragazzo. Aveva imparato a conoscerlo in quelle settimane, era una persona estremamente attenta ai dettagli e empatica, perciò pensò bene di facilitargli il compito sorridendogli calorosamente, in fondo era da un po’ di giorni che si stava domandando quando si sarebbe deciso a prendere l’ iniziativa. Le piaceva, le piaceva molto, le era piaciuto sin dalla prima volta in cui l’ aveva intravisto tra gli scaffali della biblioteca, e continuava ad apprezzarlo sempre di più, mano a mano che i giorni passavano.
Fu strano per Elyan capire che aveva una ragazza. Era una cosa nuova per lui, ma non fece affatto fatica ad abituarsi a Natalie. Lei gli lasciava i suoi spazi quando capiva ne avesse bisogno, e per il resto del tempo Elyan apprezzava la sua compagnia. Era piacevole avere qualcuno accanto in quel modo, e più di una volta si disse, e le disse, che era felice che non se ne fosse andata, quando le aveva detto che non aveva bisogno del suo aiuto. Anche i suoi voti sembrarono risentire della presenza di Natalie, in meglio. Ogni volta che poteva lo aiutava a studiare, prendendolo in giro per il fatto che riuscisse a ricordarsi intere poesie, e non una, relativamente semplice, se comparata alla letteratura classica, formula di matematica. Arrivò al punto d’ aver studiato non solo il suo programma, ma di conoscere ancora meglio quello del fidanzato. Elyan la trovava fenomenale. Amava il suo modo di giocherellare con la matita quando stava cercando di capire qualcosa che le era poco chiaro, come si mordeva il labbro quando le faceva un complimento, la luce che brillava nei suoi occhi anche se tentava di fingersi arrabbiata con lui. Per questo motivo perse la testa, quando scoprì che aveva dato l’ esame che avrebbe deciso la sorte del suo anno scolastico, al suo posto. E se l’ avessero scoperta? Aveva preso un rischio troppo grande. Quando il ragazzo vide che non era stato bocciato nonostante non si fosse presentato all’ esame, capì ciò che Natalie aveva fatto, litigarono. e Elyan sfoderò una rabbia che non sapeva nemmeno di possedere. Eppure non la lasciò, tutt’ altro, finirono con il rimanere ancora di più legati.
Elyan non pensava molto spesso al futuro, ma non ne aveva paura. Sapeva cosa voleva fare e che Natalie sarebbe stata al suo fianco. Il college l’ avrebbe catapultato in un mondo nuovo di zecca, ed era emozionato perché finalmente avrebbe studiato solo ciò che amava. Gli bastò visitare il campus per capire che si sarebbe ritrovato a suo agio in quell’ ambiente. Il suo sogno era quello di diventare un professore di letteratura inglese al college, e sin da quando partecipò alle prime lezioni della sua carriera universitaria, non solo capì che aveva fatto la scelta giusta, ma in un certo senso gli parve anche che quella che gli si prospettava davanti, sembrava essere una strada in discesa. Quando si incontrava con Natalie, non riusciva a fare altro che parlare di quanto fosse stata interessante la lezione a cui aveva assistito quel giorno, delle riflessioni che lo aveva portato a compiere, e sarebbe stato estremamente noioso ascoltarlo per una persona non appassionata quanto lui di certi argomenti, se non fosse stata per la passione che scaturiva da ogni parola e da ogni sguardo mentre ne parlava, e per l'amore che Natalie nutriva nei suoi confronti. Non per niente dal secondo anno in poi riuscì ad ottenere delle borse di studio per merito, che gli avrebbero fornito anche un alloggio, se non fosse stato che aveva preferito continuare a vivere con la sua famiglia, almeno finché Victoria non se ne fosse andata a sua volta e non ci fosse stato più niente che lo teneva legato a quelle quattro mura. Voleva rimanerle vicino, per quanto ne avesse la possibilità visto che i loro genitori non esternavano facilmente il loro affetto e il loro supporto nei confronti dei figli.

Gli anni passarono, ma le cose non rimasero le stesse. Era impossibile che così fosse, ma comunque. Elyan era impegnato nel dare gli ultimi esami e coi preparativi burocratici e non, riguardanti più che per il suo trasferimento in Connecticut, dove avrebbe continuato gli studi. Era stata Natalie ad insistere che scegliesse Hartford, dicendo che non appena fosse giunto anche per lei il momento di continuare i suoi studi, si sarebbero trovati insieme in quella città. Il dipartimento di Beni Culturali aveva un' ottima fama, e tanto per lui era lo stesso, no? Non ci mise molto a convincerlo. I professori, d’ altro canto, gli suggerivano di provare a fare domanda per una delle università della Ivy League, ritenendo che avesse buone possibilità d’ ammissione, ma per quanto lo affascinasse la prospettiva di vedersi ad Harvard o a Stanford, non considerò mai questa proposta come una vera e propria alternativa. Ma più che l’ anno della sua laurea e del suo trasferimento a Hartford, Elyan ricorda quell’ anno per un’ altra cosa: l’ assassinio del padre, su cui la polizia non riuscì a fare la benché minima luce, oltretutto. Inutile sarebbe descrivere il dolore che un simile lutto aveva portato all’ interno della famiglia, simile sotto molti aspetti a quello di qualsiasi altra famiglia che era venuta a contare la perdita di uno dei suoi membri. Di rilievo invece sono le conseguenze che questa perdita generò. La madre non tardò molto a trovarsi un altro uomo con cui abbandonare la famiglia, mentre Elyan più che a cercare conforto tra le pagine di un’opera o da Victoria o Natalie, scelse una strada alternativa, dandosi alla droga senza nemmeno fare nulla per nasconderlo. Natalie non fu esattamente felice quando lo scoprì, ma Elyan riuscì a convincerla che non era niente di che, e che avrebbe smesso in tempo prima di mettere piede a Hartford. Così in effetti fu, visto che preferiva lo studio all’ esperienza allucinogena che potevano offrirgli gli stupefacenti. Quello che non si aspettava era che Natalie avrebbe continuato a farsi di quella roba (e chissà cos' altro) anche una volta che lui se ne fosse andato. La prima cosa che notò quando si incontrarono la prima volta dopo che lui si era trasferito ad Hartford, furono le occhiaie nere che segnavano il suo sguardo, e la magrezza che percepiva non appena la abbracciava, ma che sospettava tentasse di nascondere indossando abiti troppo larghi per il suo fisico. Più il tempo passava più lei si faceva distante, e la Natalie che pensava di conoscere sembrava diventare nient’ altro che un ricordo. Quando le aveva passato una canna per la prima volta, l’ aveva avvertita che era roba effettivamente buona e che rischiavano di diventarne dipendenti, ma lo fece ridendo, buttando la frase lì come battuta più che per altro. Per lui Natalie era una ragazza estremamente intelligente, che sapeva il fatto suo, quindi pensò di non avere alcun motivo per cui doversi preoccupare.

Quando capì che le cose stavano cominciando a trascendere dal suo controllo, le fece notare che era giunto il momento che smettesse di usare quella roba, pensando di parlare ancora con la Natalie che aveva sempre amato, e non con una tossicodipendente qualsiasi. Per starle vicino tornò a Washington, dandole la precedenza sui propri studi, perché nulla era più importante nella sua vita.
La accompagnava a scuola la mattina e tornava a prenderla non appena finiva le lezioni, incoraggiandola ad essere forte, ogni volta che lo abbracciava con quelle ossa che una volta erano state le sue braccia. Anche il suo profumo gli parve fosse cambiato, la Natalie che conosceva stava lentamente scivolando lontano da lui, e ogni volta che la guardava pensava a quanto fosse impotente. La sua famiglia non doveva sapere niente, un ricovero in una clinica era fuori discussione, inoltre Elyan le credeva quando gli diceva che sarebbe stata in grado di uscirne, se solo lui continuava a restare al suo fianco. Ma la verità era tutt’ altra, e Elyan non sarebbe mai stato in grado di vederla. Credeva ad ogni cosa che Natalie gli diceva, ad ogni scusa che gli raccontava per giustificare i suoi ritardi o la sua assenza. Non si rendeva conto che non stava aiutando la sua Natalie a stare meglio, che la sua forza di volontà e la sua bontà non sarebbero bastate, e avrebbe fatto meglio a tornare ad Hartford, perché in quell’ anno che lui era stato via, Natalie si era costruita una nuova vita. Lì, Elyan era in pericolo.
Un uomo aveva osservato ogni interazione tra Elyan e Natalie, cercando di capire che rapporto li legasse. La ragazza lo rassicurò dicendo che fosse solo suo cugino, che era tornato dal Connecticut perché preoccupato per lei, che doveva fingere che non esistesse, perché tra loro non cambiava niente. Per i primi giorni aveva deciso di credere alle sue parole, e continuò a passarle la droga, ma quando vide il modo con cui il ragazzo la guardava, il trasporto con cui la baciava… Capì che gli stava mentendo. Per un paio di giorni decise di non darle niente, per punirla della bugia che gli aveva raccontato: per chi l’ aveva preso? Non poteva rischiare di regalare droga a chicchessia, aveva una reputazione da proteggere, e se lei non gli fosse stata seriamente legata, l’ avrebbe considerata come una minaccia, e quindi si vedeva costretto a tagliare ogni rapporto extrascolastico che aveva con lei. Per sua sfortuna però, si era innamorato di quel bel faccino, e già dal terzo giorno riuscì a fargli tanta pietà da convincerlo a ricominciare a darle la roba, per non farla andare in astinenza. Però si disse che doveva fare qualcosa per quel ragazzo, gli dava fastidio la sua presenza così vicina alla sua Natalie. Doveva sparire.

Elyan andava su e giù per il corridoio dell’ ospedale. Si sedeva, e la gamba sinistra cominciava a tremargli senza che nemmeno se ne rendesse conto. Si nascondeva il viso con le mani, per poi asciugare scompostamente le lacrime che continuavano a sgorgare dai suoi occhi. Dio santo. Una dottoressa richiamò la sua attenzione: «Elyan Chandler?» sollevò gli occhi e si alzò in piedi, come se qualcuno gli avesse appena dato una scossa. Non fu nemmeno in grado di rispondere, ma la donna non sembrava aver bisogno di una conferma per quel che riusciva benissimo ad interpretare dal suo sguardo. «Da questa parte. » aggiunse, facendogli strada fino a farlo entrare in una camera, dove sua sorella giaceva su un letto, attaccata ad una flebo. Sbatté con forza le palpebre un paio di volte, per cercare di scacciare le lacrime che avevano riempito i suoi occhi. Sentì a malapena la dottoressa, che tentava di tranquillizzarlo circa le condizioni della sorella: «L’ intervento è andato bene. Siamo riusciti ad estrarre la pallottola senza alcuna complicazione. » aggiunse che era ancora sotto sedativo, prima di congedarsi e lasciarlo da solo con le sue preoccupazioni. Avvicinò una sedia al letto della sorella, e le prese la mano con estrema delicatezza, per timore di poterle fare male. Vi posò un leggero bacio, mentre le lacrime continuavano a scendere silenziose dal suo viso. Come avrebbe voluto che Natalie fosse al suo fianco. Avrebbe saputo come calmarlo, e invece con molta probabilità quando Victoria si sarebbe risvegliata, l’ avrebbe ritrovato con gli occhi ancora gonfi dal pianto, e un aspetto inguardabile. Però non aveva insistito quando Natalie aveva detto che preferiva rimanere a casa, capiva che nelle sue condizioni qualcuno avrebbe potuto metterla a disagio, o magari sarebbe potuta cadere in tentazione vedendo delle siringhe, soprattutto sapendo che in giro doveva esserci della droga. Accarezzò il viso di Victoria, scostando una ciocca di capelli che le era ricaduta sulla fronte. Singhiozzò, non riuscendo ancora a spiegarsi come tutto questo fosse successo. Sapeva solo che qualcuno gli aveva puntato una pistola contro, e un momento dopo era stato spinto a terra, proprio quando c’ era stato il rumore di uno sparo.
Rimase in quella posizione, accanto al letto di Victoria, per tutto il tempo, dimenticandosi anche di mangiare, preoccupato solamente per la sorella. Non smetteva di accarezzarla, di scrutarne ogni minimo dettaglio. Solo quando la vide riaprire gli occhi, si ricordò che era in grado di respirare. Tornò ogni giorno in ospedale, almeno finché i dottori non decisero che poteva tornare a casa,ma purtroppo non poté fare molto per la sorellina. Poco dopo fu costretto a tornare a Hartford per sostenere degli esami, dove lo pregò di raggiungerlo. Per quanto riguarda Natalie, la polizia non è riuscita a scoprire che il “suo” professore/pusher/amante era collegato al tentato omicidio, forse perché il mandante aveva buoni amici a cui appellarsi, o forse perché è stato davvero bravo ad organizzare tutto. Elyan ancora oggi non sa niente del tradimento della fidanzata, ma spera con tutto se stesso che riesca a ristabilirsi anche senza la sua presenza, o che si convinca a raggiungerlo in Connecticut, come molte volte le aveva suggerito prima della propria partenza, in modo che possano stare insieme.
.............................................................................................................................

all is under copyright . CODE © valentina . gif ( c ) and ( c ),,
 
Top
0 replies since 9/2/2015, 21:00   42 views
  Share